Il Collegio ungherese dei Gesuiti di Miskolc, il Fenyi Gyuka Jezsuita Gimnazium es Kollegium, ha appena pubblicato un sito che raccoglie le tappe più significative della settimana appena conclusa del JEEP (Jesuit European Educational Project), a cui hanno preso parte alcuni studenti dei Licei del Leone XIII: Bianca Barbier, Rachele Conti, Giuseppe Miccichè, Massimo Sanguedolce, Carlo Bozzolo, Giacomo Bonaiti e Federico Maffei, sotto la guida del prof. Antonio Bertolotti.
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Intanto vi diciamo come si è conclusa l’esperienza, come ci è stata raccontata dal prof. Bertolotti: venerdì 14 marzo si è tenuta la sessione plenaria, ospitata nella sala conciliare del Palazzo comunale di Miskolc. Dopo una breve introduzione del Vice Sindaco della città si sono succedute al tavolo le diverse commissioni di delegati per presentare il frutto del proprio lavoro settimanale.
Le risoluzioni, scritte secondo criteri rigorosi propri del linguaggio della politica e passate al vaglio del “panel” dei docenti, sono state illustrate all’Assemblea generale, dibattute e votate per l’approvazione definitiva.
Hanno colpito tutti la grande serietà dei giovani coinvolti nel progetto, l’innovativa e solida propositività delle soluzioni elaborate in tutti i campi dell vita sociale, politica ed economica dell’Unione Europea e, nonostante qualche inevitabile imbarazzo iniziale, la disinvoltura e la spigliatezza degli oratori e la competenza dei deputati. Il dibattito è sempre stato vivace e intenso, non privo di spunti forti, anche critici dove necessario, ma sempre nel massimo rispetto delle reciproche posizioni, mentre ai docenti è rimasto poco più che un lavoro di coordinamento e di controllo.
L’impostazione formale data alla sessione di lavori fornisce un contributo fondamentale per garantire al progetto una conclusione all’altezza delle aspettative
All’avvicinarsi della prossima scadenza elettorale europea, il lavoro di questi 56 splendidi ragazzi è garanzia per un futuro di qualità per il sogno di quanti hanno investito la propria vita nella realizzazione di una Europa veramente unita. Ed emoziona verificare come, attraverso la comune lingua inglese, le distanze fra nord e sud, est e ovest del continente finiscano per azzerarsi in una dimensione di internazionalità concretamente vissuta e sperimentata.