A seguito dei gravi fatti di violenza di Parigi e di quelli drammaticamente in atto nel mondo, il Consiglio Episcopale Milanese, presieduto dall’Arcivescovo di Milano, il cardinale Angelo Scola, ha chiesto ai sacerdoti di pregare in modo particolare con le comunità cristiane in tutte le Celebrazioni eucaristiche di domenica 18 gennaio 2015.
I fatti tragici che hanno insanguinato Parigi;
la crudeltà che sconvolge la Nigeria;
i cento bambini trucidati in Pakistan;
i drammatici scontri in Ucraina;
la violenza nella Terra dove è vissuto Gesù;
il dilagare del terrorismo di matrice fondamentalista in Siria ed in Iraq;
i non pochi conflitti di carattere civile che in Africa interessano Libia, Repubblica Centrafricana, Sud Sudan, Sudan, Corno d’Africa, Repubblica Democratica del Congo;
in generale tutti gli atti di persecuzione che continuano a seminare morte tra i cristiani e tra le persone buone che amano la pace e aspirano alla giustizia e alla serenità, tutto ciò non può lasciarci solo emozioni strazianti, fiumi di parole e confusioni di proclami.
Noi sentiamo un intenso bisogno di preghiera e di pensiero; noi non possiamo lasciare spazio a desideri di vendetta, né possiamo illuderci di metterci al sicuro cercando rifugio nell’indifferenza, né vivere ossessionati dalla paura.
Noi professiamo la nostra fede cercando di imparare anche in questo momento a pregare.
Pregare significa lasciarsi condurre dallo Spirito a interrogare Dio e a invocare che Dio si manifesti Padre, che venga il suo regno, che visiti con la sua grazia questa povera umanità per donare consolazione e speranza.
La Messa si prolunghi in un momento di preghiera silenziosa. Che sia un tempo per pregare per i morti, per chiedere che il giudizio di Dio si compia secondo le opere e il cuore di ciascuno, per invocare consolazione per i vivi, conversione per i persecutori, i fanatici, i fondamentalisti, per domandare sapienza, coraggio, per i governanti, per chiedere che gli uomini di cultura e gli operatori della comunicazione mettano le loro risorse al servizio della riconciliazione tra i popoli, alla ricerca di un pensiero libero e rispettoso.
Che sia un pensiero affettuoso per papa Francesco, missionario di pace e apostolo del vangelo in terra d’Asia.
Segue un tempo di silenzio che si conclude con la seguente preghiera da recitare comunitariamente:
Signore, che cos’è mai l’uomo perché di lui ti ricordi, il figlio dell’uomo perché te ne curi?
L’hai fatto poco meno di un dio chiamato a condividere la tua vita e il tuo amore,
eppure si corrompe fino a desiderare la morte, fino a vivere d’odio.
Guarisci i cuori che si consegnano a sentimenti violenti e cattivi,
le menti che si dedicano al male,
le forze impegnate a far soffrire
i progetti che opprimono i popoli,
che trasformano anche i bambini in strumenti di morte,
che sfigurano la bellezza, che umiliano le persone.
Guarisci! Converti! Liberaci dal male!
Donaci il tuo Spirito, Padre nostro che sei nei cieli,
donaci il tuo Spirito perché abbondino i suoi frutti,
amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé.
Donaci il tuo Spirito, Padre nostro,
perché impariamo ad essere tuoi figli,
ad essere forti nel bene,
sapienti nelle scelte,
fiduciosi sempre nella tua presenza,
coraggiosi nel costruire la città dell’amore.