C’è una buona notizia. Lettura del vangelo di Marco
Da giovedì 30 ottobre alle 8:15 nella Chiesa dell’Istituto prende avvio un percorso di catechesi per adulti guidato dal prof. Jacopo De Vecchi, docente di religione al Leone XIII e diacono di S. Ambrogio, che ci ha scritto il seguente invito – provocazione:
In genere riteniamo di conoscere il vangelo, lo diamo per noto e così facendo lo archiviamo. E’ considerato un testo rispettabilissimo – il vangelo – ma poco utile nella vita concreta e quotidiana. Lo leggano pure nelle chiese: noi ci alzeremo in piedi, ne ascolteremo rispettosamente il messaggio e decideremo anche di non essere coinvolti.
Ma lo abbiamo mai sfogliato il vangelo, come si fa con un libro? Sottolineato? Appuntato una nota sulle sue pagine? Cerchiato con la matita una parola, che è rimasta impressa in noi più di altre? Abbiamo un vangelo “del cuore”, che ci accompagna lungo gli anni e le stagioni della vita, come un libro caro al quale volentieri ritornare? Qualcuno potrebbe anche chiedersi, con una buona dose di franchezza: ma l’ho mai letto il vangelo?
Un giovedì al mese ci troveremo in chiesa (alle 8.15, vedi il calendario) e leggeremo insieme le pagine di Marco, creativo inventore della parola “vangelo”. Se ne copiamo il testo in formato word e lo impaginiamo in A4, otteniamo 27 pagine, sedici capitoletti, 11.230 parole, 662 versetti. Tempo di lettura: poco più di un’ora.
Marco, il più breve dei quattro vangeli canonici. Marco, il primo vangelo ad essere scritto, tanto da ispirare Matteo e Luca. Marco, che duemila anni fa prende appunti sul campo, in diretta, come un free lance o un inviato speciale, ascoltando Pietro, i discepoli e la gente che parla di Gesù. Un testo chiaro, diretto, scritto in greco da qualcuno che pensava e parlava in ebraico e in dialetto aramaico. Ha duemila anni e non li dimostra, anzi. Tra tante parole mute che ci stordiscono ogni giorno, risuona ancora come un tuono poderoso una delle parole conclusive di Marco: “Veramente quest’uomo era il figlio di Dio” (Mc 15,39). Perché c’è, davvero, una buona notizia: Dio è qualcuno, non qualcosa. Dio è una persona, non un concetto.
Prof. Jacopo De Vecchi
Per informazioni.
jacopo.devecchi@leonexiii.it