Venerdì 4 aprile, presso il Campo XXV Aprile, si sono svolti i Campionati di Atletica di Istituto dei Licei.
Come tanti altri docenti, da quando insegno sono sempre stato presente alla manifestazione. Io per tre motivi:
1. E’ un giorno di lavoro, un po’ diverso, ma lo è. Questo è il primo motivo, ma non il principale;
2. i ragazzi non lo diranno mai, ma gareggiare mentre il loro insegnante li sostiene fa piacere. Almeno credo, perché, appunto, non lo dicono;
3. mi incuriosisce osservare i ragazzi in un contesto diverso dall’aula, per capire se hanno grinta oppure no, se quella grinta che mostrano in classe è confermata mentre gareggiano, oppure se da indolenti, come talvolta si fanno vedere a lezione, si trasformano in guerrieri infaticabili durante la gara. Questo motivo non sarà il principale, ma si avvicina.
Devo dire che ogni anno le sorprese non mancano: Guarda quello come corre! Ma chi è, Luca? Non ci credo! Dai Luca, vai, resisti!!! Non ci posso credere, ma davvero è Luca?
Salto in lungo e in alto, peso, 100 metri maschile e 1000 femminile… ognuno gareggia come se dovesse tentare un’impresa. Le ragazze stremate chiedono (mezza) bustina di zucchero contro gli svenimenti. Record pochi, ma grinta ed energia tante. Bravi ragazzi, ed io… che ero così pigro…
Il tifo dei compagni da bordo pista è un esempio di lavoro di gruppo, che ha la sua massima espressione nella staffetta, la competizione finale, la più attesa e la più appassionante. La staffetta si corre in quattro, ma è come se corresse tutta la classe. Se i quattro vincono, vince tutta la classe, altrimenti perdono tutti. Il più veloce dei quattro sta per ultimo, si accolla il recupero di chi ha perso prima e lo sprint.
Ma quanto conta arrivare primi? Alla conclusione della staffetta della sua classe, Edoardo, uno dei miei quattrocento liceali preferiti, mi ha detto la frase per me più bella della giornata: Questa è stata l’ultima staffetta del Liceo, non siamo arrivati primi, ma ce l’abbiamo messa tutta e nella nostra testa è come se avessimo vinto.
Avete vinto, Edoardo!
prof. Vincenzo Sibillo