“Il nostro mondo ha sete di pace“: è lungo questa metafora, che instaura una stretta connessione tra la pace e l’acqua, che si dipana il messaggio che Papa Francesco fa giungere al 9° Forum Mondiale dell’Acqua, in corso in questi giorni – dal 21 al 26 marzo – a Dakar, in Senegal.
L’acqua è bene un bene prezioso per la pace, e questo non solo perché i conflitti sono spesso alimentati dalla brama di controllo delle risorse idriche o dalle vie di comunicazione fluviali e marittime, ma anche perché l’accesso all’acqua – “diritto umano primario, fondamentale e universale” – soddisfa i bisogni essenziali e vitali di ogni essere umano, premessa indispensabile ad ogni pace.
Più di due miliardi di persone sono ancora oggi prive dell’accesso all’acqua pulita e/o ai servizi igienici. E questo, come sottolinea Francesco, ha conseguenze in particolare sui più deboli: i pazienti nei centri sanitari, le donne in travaglio, i prigionieri, i rifugiati, gli sfollati.
Come la pace è un “bene indivisibile”, così l’acqua, afferma Francesco, “non può essere considerata semplicemente come un bene privato che genera profitti mercantili e soggetto alle leggi del mercato“.
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