Nel mese di febbraio la maestra ha consegnato ai bambini di classe Prima il quadernone rilegato contenente il lavoro di apprendimento della letto-scrittura svolto, foglio dopo foglio, nel primo quadrimestre: in quelle pagine è racchiuso l’inizio di quel lungo percorso che, giorno dopo giorno, ha portato i bambini a scoprire prima le lettere e i suoni che esse compongono, poi la parola e infine le frasi con cui oggi finalmente possiamo iniziare a scrivere qualcosa di noi.
Per ogni maestra questo è il lavoro che si ripresenta all’inizio di ogni ciclo scolastico. Ma ogni volta accade una cosa nuova, meravigliosamente nuova, forse ancor più grande dell’aver imparato a leggere e a scrivere: è l’accorgersi dell’esperienza fatta.
I bambini sfogliano i loro quaderni come fossero un libro nuovo, rileggono stupiti le prime misteriose parole che solo qualche mese fa non sapevano decifrare; qualcuno si mette persino a cancellare e correggere, ora che è più esperto, le prime lettere storte!
Alla fine una bambina, sfogliando il suo lavoro, dice sorridendo: “Mi sono emozionata a rivedere le prime sillabe” e un bambino aggiunge: “Mi è piaciuto vedere che, col passare del tempo, siamo diventati così bravi a scrivere”.
Quanto detto riporta subito alla memoria l’importanza della riflessione che, come espresso dal Paradigma pedagogico ignaziano, “rappresenta quel momento del processo affettivo-cognitivo che consente la maturazione delle consapevolezze a partire dalle esperienze vissute”.
Vale sempre la pena dare spazio, nella pratica scolastica, a momenti come questo in cui è possibile ritornare sui passi fatti e accorgersi di ciò che è cresciuto in noi.
maestra Cristina Bianchi
L'articolo “Le prime sillabe”: una rilettura dell’esperienza proviene da Leone XIII.