Nella frenesia della ripartenza pensavamo che non ci sarebbe stato posto per fermarsi a riflettere. Eravamo certi che una volta ri-partita, la scuola non avrebbe avuto il tempo di spostare la prospettiva da un noi corale, tipico di ogni piccola comunità, a un noi più grande e quindi più complesso. Con tutta quella voglia di ritrovarci, di non perdere più nemmeno un minuto, decisi a raggiungere le varie tappe scolastiche, non c’era tempo per pensare. O almeno così credevamo.
Non è stato così, perché un’occasione per riflettere sul mondo a venire è arrivata dalla Biennale di Venezia.
Il 19 e il 28 ottobre le classi Quarte e Quinte dei Licei si sono infatti recate a Venezia, dove hanno visitato la 17. Biennale di Architettura dal titolo quanto mai attuale How will we live together?
46 paesi coinvolti, 112 partecipanti, cinque scale tematiche: Among Diverse Beings, As New Households, As Emerging Communities, Across Borders e As One Planet. Un climax ascendente, verso un unico pianeta che tenga conto non solo di quella prepotente presenza umana, ma che impari a guardare a tutta la vita tangibile, perché di pianeta ne abbiamo uno solo e i ragazzi lo sanno bene. L’idea del curatore Hashim Sarkis è semplice e ambiziosa, «offrire nuovi modi di vivere insieme» attraverso l’architettura. Tra i Giardini e l’Arsenale gli alunni hanno curiosato in un dedalo di suggestioni tutt’altro che scontate: dalla coltura idroponica da replicare in casa alle sculture di cera realizzate interamente dalle api, fino a una scala a chiocciola a ricordarci che il livello del mare si sta alzando inesorabilmente anno dopo anno.
I progetti presentati da alcuni degli studi più prestigiosi del mondo si sono snodati dal particolare all’universale fino a giungere a un ipotetico convivium di tutte le specie viventi, a cura dello studio dell’artista Ólafur Elíasson, da sempre impegnato con la sua arte a diffondere la cultura della sostenibilità.
Per una giornata siamo stati uniti, studenti e docenti, e abbiamo guardato dall’esterno al nostro mondo. Un ritorno agognato, questo, a una realtà che ci era così mancata, fatta di scambi, scoperte e condivisione che non è passato inosservato ai ragazzi. Curiosi, attenti e sempre pronti a cogliere e far proprie tutte le suggestioni ricevute, gli studenti hanno scoperto che un mondo a venire è possibile, hanno giocato a immaginarlo e hanno preso coscienza del fatto che esso non si esaurisce in classe, ma che – mai come di questi tempi – è un intero universo che chiede di essere percorso tutto, preso in carico e custodito.
Per farlo avevamo bisogno di uscire, per ricordarci cosa c’è fuori avevamo bisogno che le pareti ci stessero strette. Siamo tornati e alla Biennale abbiamo trovato un buon motivo per non voler più restare a casa.
Prof.ssa Giuliana Pizzi
L'articolo “How will we live together?”: i Licei alla Biennale di Venezia proviene da Leone XIII.