Drrrriiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiin. Lunedì 14 settembre 2020: il suono della campanella che squilla su via Leone XIII, irraggiandosi dal civico 6, ha una intensità diversa da tutte le altre, da tutti gli altri anni e da tutti gli altri giorni in cui, fin qui, ha risuonato.
È la nostra campanella e da troppi giorni non ne sentivamo il suono.
Metteteli in fila, raggruppati per mesi. Sono: 6 + 31 + 30 + 31 + 30 + 31 + 31 + 13.
Duecentotre giorni di silenzio. Duecentotre giorni di dubbi, di dolore, di paure… Duecentotre giorni in cui la speranza ha vacillato.
E con quel suono metallico, liberatorio, gravido di promesse, siamo tornati a sperare.
Quel driiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiin prolungato ha rotto un incantesimo, ha strappato il velo nero dell’impotenza, e ci ha riportati in qualche modo alla vita, alla vita quotidiana, alla progettualità.
All’abitudine che è habitus, attitudine consolidata al buono, al bene. La “forza dell’abitudine” – diceva in una riunione di Equipe Pastorale il prof. Michele Caprioli – intendendo con ciò “l’abitudine che dà forza”, che ci radica nel mondo, che dona la sicurezza della quotidianità, da cui aprire spazi per costruire e sognare.
Driiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiin…. A ben guardare, scomposto lungo le rigorose leggi della fisica, quel suono è il suono di sempre, energia meccanica sotto forma di onda.
Eppure, a tutti i presenti – ai genitori e ai professori, alla comunità educante tutta, e a loro modo anche ai ragazzi – esso è arrivato come un suono nuovo.
Meglio, giunge come qualcosa di nuovo ma al tempo stesso anche di familiare. Contraddizione aurorale: un suono totalmente nuovo, inedito, fondativo – e contemporaneamente un suono conosciuto, un suono dolce, un suono di casa.
Esso parla la lingua degli affetti e al tempo stesso parla una lingua nuova.
Porta con se il suono del mondo “di prima” – fatto di relazioni e di quotidianità – e il suono del poi, anzi, dell’ “attraverso”. Del periodo che abbiamo attraversato, ritrovandoci più fragili, ma consapevoli di come sia prezioso il dono della vita. Ritrovandoci smarriti, ma desiderosi di aiutarci. Ritrovandoci impauriti, ma capaci di una nuova solidarietà, di uno sguardo rinnovato, più fraterno, appena sopra la mascherina.
Unire cautela e speranza, attenzione per una emergenza sanitaria ancora virulenta ma al contempo riaprire le ali verso un tuffo coraggioso nella vita, questo il compito, non facile, che ci aspetta.
Coniugare questo suono antico con il suono nuovo sarà la vera sfida educativa per questo anno “straordinario”.