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L’ultimo giorno di scuola

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L’ultimo giorno di scuola non è il primo giorno di vacanza!

Così amava ripetere un docente del Leone all’avvicinarsi del fatidico ultimo giorno dell’anno scolastico.

È vero, non è il primo giorno di vacanza, è un giorno importantissimo. Un lavoro ben fatto si vede anche da come lo concludi. E credo di poter dire, senza timore di esagerare, che quest’anno abbiamo fatto un lavoro eccezionale.

Appena rientrati dalla Settimana Bianca trascorsa a Gressoney con gli studenti dei Licei, ci siamo trovati catapultati in una realtà che assomigliava molto a un episodio della serie distopica britannica Black mirror. Scuole chiuse, lockdown, l’intero Paese costretto a chiudersi in casa per due mesi.

La risposta della nostra scuola è stata immediata: tutti si sono spesi al massimo per far funzionare le cose in questa situazione di emergenza: la direzione ha svolto un intenso lavoro nel coordinare le varie attività, pensare soluzioni alternative, ascoltare i bisogni di tutte le persone coinvolte; gli insegnanti hanno dovuto reinventare la didattica e gli studenti hanno mostrato grande responsabilità e impegno nel seguire le lezioni online; il personale non docente ha continuato a fare quel lavoro prezioso e spesso poco visibile -reso ancora meno visibile e ancora più prezioso dalla quarantena forzata- che permette il funzionamento della scuola.  L’equipe pastorale si è riunita settimanalmente  in video chiamata per rispondere alla crisi con creatività e impegno.

Insomma, se è vero che ci siamo riconosciuti fragili, tenuti in ostaggio da un mostro invisibile, è anche vero che abbiamo riscoperto il segreto della nostra forza: la comunità. Adattando il titolo di un famoso libro della sociologa del MIT, Sherry Turkle, possiamo dire che siamo stati soli ma insieme.

Per questo era importante finire bene. Per celebrare la bellezza e la forza che siamo riusciti a scoprire dentro di noi, donandola agli altri in questo periodo difficile, e per ringraziarci a vicenda.

Così, anche se non abbiamo sentito il suono della campanella, l’ultimo giorno di scuola è stato una celebrazione del nostro stare insieme, che non ci chiude in un nido sicuro, ma ci apre al prossimo, al mondo.

Dalle 8 alle 10.30 studenti e insegnanti della Primaria, delle Medie e dei Licei si sono salutati online, con semplicità e tanta commozione. Abbiamo visto un video realizzato con il contributo di alcuni alunni di tutti i plessi che raccontavano la loro quarantena, le difficoltà affrontate, le lezioni imparate. E così abbiamo fatto memoria  di quello che è stato, del dolore che ha attraversato la nostra vita. Ma anche di una verità che abbiamo appreso duramente, come ci ricordava papa Francesco nel momento straordinario di preghiera il 27 marzo scorso:

Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Su questa barca… ci siamo tutti. Come quei discepoli, che parlano a una sola voce e nell’angoscia dicono: «Siamo perduti» (v. 38), così anche noi ci siamo accorti che non possiamo andare avanti ciascuno per conto suo, ma solo insieme.

Il tempo che ci prepariamo a vivere sarà forse più duro di quello che abbiamo passato. Dovremo ricostruire sulle macerie lasciate da questa pandemia, che non è ancora del tutto sconfitta. Solo sentendoci sulla stessa barca, bisognosi gli uni degli altri, potremo affrontarlo. Con la consapevolezza che, come dice ancora Francesco, non siamo autosufficienti, da soli; da soli affondiamo: abbiamo bisogno del Signore come gli antichi naviganti delle stelle. Invitiamo Gesù nelle barche delle nostre vite. Consegniamogli le nostre paure, perché Lui le vinca. Come i discepoli sperimenteremo che, con Lui a bordo, non si fa naufragio. Perché questa è la forza di Dio: volgere al bene tutto quello che ci capita, anche le cose brutte. Egli porta il sereno nelle nostre tempeste, perché con Dio la vita non muore mai.

La giornata si è poi conclusa con un saluto delle Quinte Liceo e di tanti altri studenti e docenti al prof. Sibillo, che da settembre lascerà la presidenza dei Licei per assumere l’incarico di direttore generale dell’Istituto Sociale di Torino. Un saluto dal sapore agrodolce, organizzato dai rappresentanti degli studenti dei Licei, che hanno presentato un video della canzone Heal the world cantata da professori, alunni ed ex alunni coinvolti nel progetto del musical, e una simpatica slideshow con alcune foto dei nostri ragazzi che auguravano il meglio al loro preside e lo ringraziavano per il suo lavoro, la sua generosità, la sua umanità, che tutti noi abbiamo imparato ad apprezzare in questi anni.

Mi permetto di concludere con una nota personale. Anche per me è stato l’ultimo giorno di scuola. Il padre Provinciale mi ha destinato allo studio della teologia a Madrid, per proseguire il mio percorso nella formazione come gesuita. Ho passato due anni meravigliosi, che mi hanno fatto crescere nella consapevolezza della mia vocazione e mi hanno fatto comprendere un po’ di più cosa significa il motto di sant’Ignazio di Loyola cercare e trovare Dio in tutte le cose.

Io l’ho trovato nell’insegnamento, nella collaborazione e nel confronto con i colleghi, nel preparare e partecipare alle varie attività come il Kairòs, i viaggi d’istruzione, i ritiri spirituali. Ma, più che in ogni altra cosa, l’ho trovato nei ragazzi che ho avuto la fortuna di incontrare nel corso di questi due anni e che mi hanno mostrato per quale motivo chiamiamo un prete “padre”.

Per tutto questo: grazie!

Padre Giuseppe La Mela SJ


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