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Padre Francesco Guerello SJ

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Padre Guerello con papa Francesco

Padre Guerello con papa Francesco

Nella notte tra il 29 e il 30 marzo padre Francesco Guerello SJ, rettore del nostro Istituto dal 1991 al 1999, è tornato alla casa del Padre.

Tanti di noi lo ricordano per la passione educativa che è sempre riuscito a trasmettere, per la capacità di rendersi presente con ragazzi, colleghi e famiglie, per la lungimiranza nel proporre alcune iniziative, tra cui gli scambi con scuole della Rete internazionale dei Gesuiti. 

È stato il rettore del centenario della nostra scuola (1993), che ha voluto celebrare con la pubblicazione di un libro e la partecipazione di tante voci autorevoli per il mondo dell’educazione. Ha sempre mantenuto il Leone nel cuore, come ci confermava ogni qualvolta qualcuno di noi lo ha visitato a Gallarate in questi ultimi anni. 

Lo salutiamo con grande affetto e lo ricordiamo nella preghiera 

Il prof. Luca Diliberto, docente presso la nostra Scuola Secondaria di I Grado, ci trasmette un ricordo di padre Francesco:

Saranno certo in tanti, non solo a Milano, a ricordare con preghiere e con parole padre Francesco Guerello, rettore dell’Istituto Leone XIII che ci ha lasciati il 30 marzo, nel pieno dell’emergenza che tutti stiamo vivendo.

Una bella immagine di padre Francesco

Una bella immagine di padre Francesco

Non ho meriti speciali per ricordarlo, se non che nella mia memoria il tempo in cui ha guidato il nostro istituto coincide con i miei primi anni di insegnamento, e sono convinto che la sua personalità abbia segnato non poco il mio modo di essere come docente; anche ora (soprattutto ora, che siamo lontani da scuola e sono lontano da lui) lo vedo camminare con passo sicuro nei corridoi, irrompere in sala professori, richiamare scherzosamente uno studente, soffermarsi con un collega.

Per me rimarrà sempre lì, impastato di tutto ciò che significa quotidianamente il fare scuola, tutti i giorni, con tutte le forze, senza mai risparmiarsi. Da tempo era invece a Gallarate, presso la struttura che accoglie e cura i gesuiti anziani; ma fino alla fine, lo possono testimoniare in tanti, si era occupato di scuola, di educazione, di formazione delle giovani generazioni.

Quando giunse a Milano nel 1991, dopo diversi anni al Sociale di Torino, fu davvero una sorpresa, per certi versi anche un brusco risveglio; si presentò ai docenti in maniera irruente e l’istituto sembrò dover affrontare un vero terremoto. La sua volontà di occuparsi direttamente di ogni singolo aspetto della gestione scolastica, di offrire un contributo di alto livello ci precipitarono in mondi nuovi, sia sotto il profilo didattico che educativo. Mi pare di poter affermare che, da lui, imparammo soprattutto quanto fosse necessaria una formazione come docenti, e quanto fosse indispensabile lavorare insieme, confrontandoci, mettendo sul tavolo anche differenti visioni, senza temere lo scontro.

Era capace di guardare molto in avanti, era capace di visioni, forse anche di qualche azzardo. Ma certo ci ha insegnato a vivere, non a vivacchiare, secondo lo slogan incarnato da Piergiorgio Frassati.

Padre Guerello mi pare abbia anche aiutato a capire che cosa sia un gesuita “vero”; mi spiego: ai miei occhi rappresentava un uomo che davvero aveva lasciato tutto (arrivava da Portofino, in Liguria) per donare la sua vita a Dio e agli altri, senza risparmiarsi in nulla. Ed, insieme, sapeva che niente si conquista con facilità, che occorre perseveranza e tantissimo studio, che non ci si improvvisa esperti, tanto meno nel campo educativo. Bisogna prepararsi, leggere molto, arrivare in anticipo sulle questioni.

Come gesuita è stato anche per me, ma penso per tanti, un vero maestro di fede; ricordo la forza e la profondità delle sue omelie, a Natale o a Pasqua, ma soprattutto ho sperimentato la sua capacità di essere vicino, nelle questioni scolastiche come in quelle personali e familiari, fossero belle o brutte: lui c’era, c’è stato sempre, con lo stile di quel Dio misericordioso, che non giudica ma sa amare.

Come docente mi ha cresciuto libero, libero anche di dirgli che qualche volta non ero d’accordo con lui; mi sento di dire che era bello anche litigare con padre Franco, perché… perché il giorno dopo, sempre, me lo trovavo fuori dall’aula che, col suo sorriso aperto, prima ancora che con le parole, mi invitava a ricominciare. Sono certo che, quando rientreremo, lo troverò ancora, ad aspettarmi. E una sola cosa riuscirò a dirgli: grazie, padre, grazie per tutto.

Prof. Luca Diliberto


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