Mercoledì 30 maggio, in occasione dei 125 anni della presenza del Leone XIII a Milano, abbiamo ricevuto la gradita visita dell’Arcivescovo della nostra diocesi, S.E. mons. Mario Delpini.
La visita prevedeva tre momenti: l’arrivo di mons. Delpini al Leone con l’accoglienza della Direzione della scuola e l’incontro con i Licei, docenti e studenti; la celebrazione della S. Messa alla presenza della Secondaria di I Grado. In chiusura l’incontro con il personale dell’Istituto, la Scuola Primaria e i genitori.
Lasciamo il racconto e le suggestioni della festosa mattinata alle testimonianze e alle immagini.
LA PISTA DEI 100 METRI
Questa mattina abbiamo ricevuto la visita del nostro arcivescovo, Mario Delpini, che è stato accolto dagli studenti e dai professori del Liceo lungo la pista dei cento metri, proprio sotto le nostre aule e il cielo delle 8 di mattino.
Entusiasti di trascorrere i primi momenti della giornata fuori dalle aule, respiravamo tutti un’aria di festa sincera. Dopo i primi applausi ci siamo riuniti intorno all’Arcivescovo. I saluti di benvenuto sono stati affidati a padre Vitangelo Denora S.I. e a Gabriele, di V Classico, nostro rappresentante. Quindi abbiamo ascoltato incuriositi le parole dell’Arcivescovo.
Il discorso era rivolto a noi studenti, a noi giovani: mons. Delpini ci ha invitati a non farci spingere dove altri vogliono per noi, ma a scoprire le nostre vocazioni e a seguirle. Egli ha utilizzato più volte l’espressione “è come se qualcuno ci spingesse da dietro…”, come per dirci che spesso non siamo noi stessi i protagonisti attivi della nostra vita, ma ci lasciamo guidare dove capita, dove conviene magari, dove non si rischia…utilizzando la metafora di una macchina che manovra incerta senza una vera meta in un parcheggio, quando potrebbe sfrecciare per chi sa quale strada.
Il suo invito è dunque quello di lasciarsi affascinare dalla vita, di scoprirla anche con qualche rischio, di lasciarsi attrarre dalle cose e non di essere spinti verso di loro. Insomma le sue parole erano dirette, il suo sguardo speranzoso e la fiducia emersa ha coinvolto tutti.
Ci siamo sentiti chiamati in causa e la responsabilità che ogni giovane ha, della sua vita e di quella di tutti gli altri, non può lasciarlo indifferente, ma al contrario deve motivarlo e appassionarlo, giorno dopo giorno.
Queste sono state le parole di Mario, al termine delle quali gli abbiamo consegnato degli omaggi da parte della scuola e abbiamo scattato delle foto ricordo.
Paolo De Francisco
III Liceo Scientifico
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UN PENSIERO GRATO, RIPENSANDO ALL’OMELIA DI MONS. MARIO DELPINI
E’ vero. La barca ha bisogno di un porto sicuro per sistemare le vele, prepararsi alla navigazione, fare rifornimento di viveri e sistemare un po’ le cose. Ma il suo destino è il mare aperto, non le acque stagnanti. La barca sente il richiamo delle trasparenze azzurre del largo, non è a suo agio nelle acque untuose di catrame, imprigionate dal molo e dagli scogli.
Fanno un po’ tristezza le barche a vela quando sono ricoverate nel porto. Beccheggiano annoiate, sono lì, ma loro vorrebbero essere altrove. Sono in porto, ma sognano di solcare le alte onde del mare, di puntare al largo, fendere le onde, farsi accompagnare dal grido dei gabbiani e ammirare i poderosi salti dei delfini.
Quest’immagine marina ha catturato immediatamente l’attenzione di tutti i ragazzi delle Medie, presenti al gran completo alla messa celebrata dal vescovo Mario. Nel cuore di Milano, nella chiesa della nostra scuola, il vescovo Mario ci ha parlato del mare, delle onde, del navigare. E tutti ci siamo messi a pensare, non solo i ragazzi, così naturalmente attratti da tutto ciò che è natura o avventura. Anche noi adulti, con immediate reazioni interiori di desolazione, sentendo parole come mare, barca, porto, orizzonte, ci siamo chiesti: ma io, me ne sto nascosto nel porto, oppure ho il coraggio della navigazione? Che ne ho fatto di quel mio sogno di ragazzo? Che ne ho fatto di quella mia gioia di quando ero giovane? Ci credo ancora? Sono nascosto in porto, oppure sto navigando?
Anche il Vangelo ha raccontato di un dimesso ricovero in porto. Una donna – la suocera di Pietro – giace a letto, si rigira malmostosa tra le lenzuola, sbuffando. E’ incapace di alzarsi per una misteriosa febbre che non ha nulla di virale o batterico. Questa febbre che la abbatte si chiama paura dell’altro, si chiama abbiamo sempre fatto così, si chiama non ne ho voglia, si chiama gli altri non mi capiscono e allora me ne sto a letto, ammaino le vele e me ne sto in porto.
Aveva proprio ragione il vecchio Melville, che nelle prime pagine di Moby Dick scrive che se sei nel deserto e stai morendo di sete ma per caso con te c’è un prete, sei fortunato. Perché chi cerca Dio, ha come un sesto senso per l’acqua e prima o poi ti farà trovare almeno un ruscello, persino nel deserto. Persino nella desolazione della nostra metropoli, così nervosa, così prevedibile, così intenta a venerare le immagini di potere, prestigio. Persino nell’arsura dell’indifferenza di certi volti e persino contro quella superficialità che sembra invincibile, il vescovo Mario è riuscito a trovare per noi un rivolo di acqua fresca e con lui lo abbiamo seguito fino al mare.
Da oggi guardando il Leone possiamo pensare ad una grande nave, un bastimento possente, fatto per reggere lo scontro con le onde più alte. Qualcuno di noi si è imbarcato bambino ed è sbarcato uomo, grato perché, su questa grande nave di mattoni rossi, ha imparato a non spegnere mai nel suo cuore il desiderio di alto mare, di orizzonte, di libertà.
Prof. Jacopo De Vecchi
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FORZA MARIO!
Anche la scuola Primaria da una settimana attendeva questo momento. Il nostro maestro di Religione e tutte le maestre ci hanno aiutato a preparare il grande evento: le classi Prime hanno così preparato uno slogan colorato aggiungendoci una bella foto del Vescovo Mario. Le Seconde si sono cimentate in un ritratto. Le terze hanno formulato un augurio per il Suo servizio alla Chiesa Ambrosiana. Le Quarte hanno provato a raccontare le loro emozioni nel giorno della loro Prima Comunione. Le Quinte si sono potute presentare al Vescovo confidandogli qualche loro “segreto”.
Tutto il materiale è stato raccolto in una grande busta affrancata con un francobollo che riportava lo stemma del Leone. Il nostro Direttore ha provveduto a consegnarla di persona a mons. Delpini.
Noi eravamo lì, pieni di gioia e appena l’abbiamo visto, lo abbiamo accolto sventolando fazzoletti colorati, lasciandoci andare ad un grande “FORZA MARIO!” Poi tutti insieme lo abbiamo accompagnato alla Sua automobile. C’erano anche una rappresentanza di genitori e il personale della scuola. I nostri amici del Liceo si sono affacciati per l’ultimo saluto festoso lanciando coriandoli e applaudendo.
Che bella giornata! Per molto tempo resterà nel nostro cuore. Grazie Vescovo Mario!
Gli alunni della Scuola Primaria