La costruzione dell’unità europea è un’impresa coraggiosa e lungimirante. Sessanta anni fa, superando la tragedia di due conflitti mondiali, abbiamo deciso di unirci e di ricostruire il continente dalle sue ceneri. Abbiamo creato un’Unione unica, dotata di istituzioni comuni e di forti valori, una comunità di pace, libertà, democrazia, fondata sui diritti umani e lo stato di diritto, una grande potenza economica che può vantare livelli senza pari di protezione sociale e welfare.
L’unità europea è iniziata come il sogno di pochi ed è diventata la speranza di molti. Fino a che l’Europa non è stata di nuovo una. Oggi siamo uniti e più forti: centinaia di milioni di persone in tutta Europa godono dei vantaggi di vivere in un’Unione allargata che ha superato le antiche divisioni.
Sono queste le parole con cui si apre la Dichiarazione che i Capi di Stato dei 27 paesi membri dell’Unione Europea hanno firmato a Roma lo scorso 25 marzo, in occasione delle celebrazioni per il sessantesimo anniversario della stipula dei Trattati di Roma, atto ufficiale di nascita di quella che negli anni sarebbe diventata l’Unione Europea.
E’ proprio questo lo spirito con cui, anno dopo anno, dal 2005 a oggi, le delegazioni di otto collegi della Compagnia di Gesù appartenenti a otto diversi paesi europei si incontrano per il progetto denominato JEEP (Jesuit European Educational Project), giunto quest’anno alla sua tredicesima edizione.
A Gdynia, in Polonia, presso l’Ogolnoksztalcace Liceum Jezuitow si sono ritrovate le delegazioni di sette collegi europei (l’Istituto Leone XIII, il Sint Barbaracollege di Gent – Belgio, l’École de Provence di Marseilles -Francia, il Kauna jesuitu gimnazija di Kaunas e il Vilniaus jesuitu gimnazija di Vilnius -Lituania, il Jesuites-Sarrià St. Ignasi di Barcelona Spagna, il Fenyi Gyula Jezsuita Gimnázium és Kollégium di Miscolč –Ungheria), oltre al collegio ospitante, per discutere in inglese di temi di stretta attualità: la nuova vision dell’Europa alla luce della Brexit, il ruolo dell’Unione nei trattati di commercio internazionali, le nuove tecnologie e le problematiche di una società in costante invecchiamento, la questione dei rifugiati e la crisi medio-orientale, le problematiche connesse con la cyber-realtà e le necessità di un maggiore controllo sul flusso delle informazioni, la sicurezza dei confini e dei territori dell’Unione, le questioni legate ad uno sfruttamento eccessivo delle risorse del territorio.
Il tutto attraverso una simulazione dei lavori del Parlamento Europeo, che si è avviata con divertenti giochi di teambuilding domenica 26 marzo e si concluderà venerdì 31 marzo con un’assemblea generale ospitata nel palazzo del Comune di Gdynia e introdotta dal Sindaco della città.
Nel corso dei lavori, ciascuno studente si deve calare nella parte di un delegato, membro di una commissione di lavoro incaricata di stendere, secondo precise regole, una risoluzione che proponga possibili realistiche soluzioni alla questione oggetto dell’indagine, attraverso un percorso di confronto e di mediazione con le esigenze di tutti i Paesi membri.
Un gioco dunque. Un gioco però molto serio: non si vince nulla, se non l’approvazione della propria risoluzione da parte dell’Assemblea Generale. Ma non è forse questo il vero scopo della democrazia? Far crescere i nostri ragazzi nel pieno rispetto del mondo in cui si troveranno ad agire come operatori di pace e di progresso, consapevoli delle difficoltà ed aperti e attenti al prossimo, è una delle migliori lezioni che possiamo fornire loro. E, spesso, sono loro ad insegnare molto a noi, vecchi europei, talvolta stanchi e poco inclini a lottare per mantenere vivo uno dei più straordinari progetti di democrazia e progresso che siano mai stati realizzati; forse la vera lezione la riceviamo noi adulti, imparando a fidarci del loro entusiasmo, della loro creatività e della loro capacità di comprendere il difficile mondo che stanno ricevendo in eredità.
Un grazie quindi a tutti i giovani delegati presenti, e una particolare menzione ai nostri Matteo Crugnola, Carlo Cogliati, Vittorio De Carolis, Federico Serino, Marco Rossi e Carlotta Albasio, che stanno dando eccellente prova di sé in questa straordinaria esperienza di crescita umana e civile.
Per quanti volessero seguire “in diretta” i lavori del progetto, è stato allestito un sito web raggiungibile al link jeep.jointheway.com
Il JEEP
Nato dalla volontà di un gruppo internazionale di insegnanti (e amici), il JEEP affonda le proprie radici nella fiducia che le nuove generazioni – quelle che non hanno mai conosciuto sulla propria pelle la realtà della guerra, che sono cresciute all’ombra del benessere economico e del progresso, che hanno sempre potuto frequentare una scuola, crescere e lavorare in serenità – sappiano riconoscere che, alla base della loro condizione, c’è stata e c’è tutt’oggi l’idea di un gruppo di visionari che hanno saputo individuare la strada per dare corpo e concretezza ad una utopia. Un’utopia che da 60 anni sta garantendo pace e benessere all’Europa.
Oggi quell’Europa sta cambiando rapidamente, sotto la spinta di pressioni interne ed esterne che probabilmente non hanno precedenti e che ne mettono in discussone la tenuta presente e futura. Se ne sono accorti i Capi di Stato e di Governo dei Paesi membri, che stanno lavorando per rilanciare l’immagine e l’idea dell’Unione.
Altrettanto stanno facendo le nostre scuole, che continuano a puntare su un progetto che mette al centro i giovani, la loro inesauribile voglia di cambiare, crescere, innovare, cercando di fornire gli strumenti per progettare e dare forma a questo futuro.
Prof. Antonio Bertolotti
Referente per l’Internazionalità e per il JEEP